Concorso Agrario Universale di Parigi del 1856 - I Telegrafi delle Due Sicilie

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Le Esposizioni Universali | Le Due Sicilie al Concorso Agrario Universale di Parigi del 1856


L'avvento delle due Esposizioni Universali del 1851 e del 1855, mise in luce le tecniche rivoluzionarie che si stavano sviluppando in ogni campo, compresa l'agricoltura e la zootecnia. Nel giugno 1855, proprio in occasione della Exposition Universelle des produits de l'Agriculture, de l'Industrie et des Beaux-Arts di Parigi, il Ministero dell'Agricoltura, del Commercio e dei Lavori Pubblici, con due successivi decreti del 23 febbraio e del 29 maggio organizzò dal 1° al 9 giugno, il primo "Concours Universel d'animaux reproducteurs". La contemporaneità con l'Esposizione Universale, alla quale furono ammessi strumenti e prodotti agricoli, indusse il governo francese alla decisione di dedicare il "Concours Universel" ai soli animali d'allevamento.
L'evento, fu allestito sul lato destro del Champ de Mars, lungo l'avenue du Suffren, su di un'area di circa 52.000 metri quadri. Nella zona centrale di questo vasto recinto, ventinove tendoni ospitarono gli animali da riproduzione mentre, sul lato destro, centonovantasei lotti accolsero i volatili da cortile e sul lato sinistro, un grande padiglione fu allestito per la cerimonia delle premiazioni.
La partecipazione non fu quella ipotizzata dall'Amministrazione parigina, gli unici Paesi che aderirono al "Concorso" furono l'Inghilterra, la Svizzera, l'Olanda ed il Belgio che presentarono 215 tori e mucche, 202 bovini e pecore e 33 maiali, solo 450 capi sui 1.684 esposti. Nonostante l'esigua presenza estera, il Concorso, in termini d'afflusso di pubblico e d'interesse suscitato tra la stampa e gli allevatori, fu un successo [1]. In una sola settimana l'evento attirò più di 80.000 visitatori tra semplici curiosi ed addetti ai lavori provenienti da tutta Europa.
Il 2 giugno 1855, un nuovo decreto a firma  Eugène Rouher, ministro dell'agricoltura, del commercio e dei lavori pubblici, aprì la selezione per ben due eventi, convocati a Parigi dal 23 maggio al 7 giugno 1856 e dal  22 maggio al 6 giugno 1857, entrambi indetti sotto la denominazione di Concours Universel d'animaux reproducteurs, d'instruments, et de produits agricoles français et étrangers".

Il Concorso Agrario Universale di Parigi del 1856
La denominazione di Concorso Universale, opposta a quella d'Esposizione Universale, non fu casuale ma segnò, anche da un punto di vista lessicale, una netta differenza tra l'Esposizione, ovvero la messa in mostra dei prodotti dell'industria, delle arti e dell'ingegno umano, e la competizione tra sistemi e produzioni agricole e zootecniche del Concorso. L'organizzazione del "Concours Universel d'animaux reproducteurs, d'instruments, et de produits agricoles" fu affidata ai signori Pierre Gustave Eugéne Lefebvre de Sainte-Marie e Louis Augustin Porlier, Ispettori del Ministero dell'Agricoltura e del Commercio che vantavano una pregressa, notevole esperienza, nell'organizzare i concorsi agricoli regionali.
Un appello fu lanciato a tutti i governi, ad eccezione della Russia con cui la Francia era in guerra, affinché nominassero i commissari incaricati di curare gli interessi dei loro cittadini presso la Commissione espositiva francese. Le risposte furono tali da dimostrare l'interesse che suscitò l'istituzione di un concorso internazionale dedicato a questo importante settore dell'economia. Nel marzo 1856, molto in ritardo per consentire una adeguata preparazione delle imprese agricole e del mondo industriale, il Ministero dell'Agricoltura francese diramò il regolamento dell'Esposizione agricola. Di questa disfunzione organizzativa ebbe a lamentarsene particolarmente il Belgio, uno dei principali paesi agricoli europei, che ritenne di non essere convenientemente rappresentato a causa dei ritardi dell'Amministrazione di Parigi [2].  Nonostante le difficoltà, un numero considerevole di Paesi [3] diede la sua adesione al Concorso Universale, oltre la Francia e le sue colonie, i principali partecipanti furono l'Inghilterra e le sue colonie, l'Austria-Ungheria, i Grigioni di Baden, la Baviera, il Belgio, la Danimarca, la Spagna, l'Hannover, il Lussemburgo, il Meclemburgo-Pomerania Occidentale, l'Olanda, gli Stati Sardi, lo Stato Pontificio, la Prussia, la Sassonia, le Due Sicilie, la Svizzera, il Württemberg, la Turchia, la Grecia, la città di New York ed alcuni Stati del continente Sud americano. Assenti furono, la Toscana, i Ducati minori di Parma - Piacenza e Mantova ed il Lombardo-Veneto (provincia dell'Impero austriaco).
Nella precedente edizione del 1855, il libero ingresso in Francia dei capi di bestiame destinati al Concorso, incontrò difficoltà tali, da limitare la partecipazione degli espositori esteri. La dogana, non avendo ricevuto per tempo istruzioni al riguardo, rifiutò d'ammettere il bestiame straniero sul suolo francese senza il pagamento integrale dei dazi d'importazione. Il Ministero dell'Agricoltura dovette correre ai ripari e chiedere all'Amministrazione finanziaria di rimuovere questo ostacolo che se sommato ai ritardi del programma, avrebbe rischiato, anche per il 1856, d'ostacolare il regolare svolgimento della manifestazione. Con un decreto del 29 marzo 1856 il conflitto tra Amministrazioni fu risolto, gli animali, gli strumenti e i prodotti provenienti dall'estero, furono ammessi con il solo pagamento di una "tassa d'ingresso" o con il versamento di una "cauzione", a condizione che venissero riesportati al termine del Concorso, o che pagassero per intero il dazio d'importazione entro un periodo di quattro mesi dalla data di entrata.  
Sul finire del mese di maggio, la Francia fu devastata da piogge diluviali e da una inondazione "biblica" provocata dai suoi principali fiumi, l'Imperatore lasciò Parigi per accorrere sui luoghi dell'alluvione, il concomitante "Concours Universel", nonostante il disastro, sotto la regia del ministro Rouher si svolse regolarmente.
Il luogo della kermesse fu stabilito all'interno del "Palais de l'Industrie" agli Champs-Elysées, una sorta di serra calda dove l'atmosfera riscaldata dalla presenza del bestiame, da un folla considerevole e dal calore del sole di giugno, lasciò temere che gli animali, soprattutto i bovini, alcuni dei quali arrivati da regioni come l'Ungheria dove la peste era endemica, s'ammalassero. Al prof. Jean Reynal, direttore del servizio di clinica veterinaria dell'Ecole d'Alfort, assistito da venti suoi studenti, fu affidata la sorveglianza sanitaria dei 4.154 capi d'allevamento e delle 51 varietà di pesci provenienti da piscicoltura.
Oltre la notevole presenza degli animali d'allevamento, anche il numero e la qualità degli oggetti e dei prodotti esposti fu rilevante. Per le attrezzature agricole e zootecniche si contarono 1.106 espositori, per i prodotti agricoli 1.305 espositori ed infine, 40 furono gli espositori che inviarono 225 opere, tra libri, mappe o piani relativi a progetti legati allo sviluppo delle tecniche agricole. Mai, prima d'allora, una qualsiasi manifestazione aveva presentato ad agronomi, agricoltori, allevatori, veterinari, naturalisti, botanici ed industriali del ramo, un così vasto e completo panorama dell'agricoltura e dell'allevamento mondiale. Per il pubblico, indubbiamente, fu uno spettacolo curioso, nuovo e vario. Tutte le razze d'Europa furono rappresentate da capi accuratamente selezionati, un magnifico convoglio di mucche e tori dello Jutland, provenienti dalle stalle private del Re di Danimarca, giunse a Parigi oltre la scadenza dei termini d'ammissione, ma il sovrano danese volle che, comunque, i suoi animali fossero mostrati al pubblico di quella competizione universale.  
Il Palais de l'Industrie, i suoi cortili e alcuni spazi aperti adiacenti furono attrezzati per accogliere i vari settori espositivi, al piano terra, su ogni lato ed alle due estremità, furono realizzate delle stalle, opportunamente predisposte per ospitare solo una parte degli animali della specie bovina, la parte centrale del palazzo fu trasformata in un vero e proprio giardino, dove si poté ammirare l'esposizione della "Société centrale d'horticulture de Paris". Al piano superiore le gallerie furono riservate ai prodotti agricoli, ai libri, alle carte geografiche relative all'agricoltura e agli strumenti e alle macchine che potevano essere provate sul posto. In un cortile, sul lato della Senna, furono allestite le tende utilizzate per ospitare gli strumenti e le grandi macchine agricole, oltre al resto dei bovini che non poterono essere accolti nel palazzo, alle pecore, ai maiali, agli uccelli ed altri animali da cortile .
Per facilitare i visitatori, le relazioni d'affari tra espositori e le delegazioni estere, fu organizzato un servizio d'interpreti a totale carico dell'organizzazione. L'affluenza di pubblico fu enorme, tanto da richiedere uno slittamento di cinque giorni della data di chiusura della manifestazione, passata dal 7 al 12 giugno 1856. I prezzi dei biglietti d'ingresso, rispetto la precedente esposizione industriale del 1855, furono pressoché dimezzati e, per il giorno della distribuzione dei premi e delle medaglie, l'accesso rimase gratuito.
I vantaggi di una simile manifestazione apparvero così evidenti che, già dal 10 maggio 1856, il ministro Rouher pubblicò il programma per la successiva esposizione agricola universale, da tenersi non più a cavallo tra maggio e giugno, come precedentemente annunciato, ma dal primo al dieci giugno 1857.

Il Regno delle Due Sicilie
La determinazione del barone Francesco Anca, fu la chiave per la partecipazione delle Due Sicilie tra le nazioni concorrenti all'esposizione agricola universale. Per quanto le tensioni con Francia e Inghilterra fossero prossime al punto di rottura, il governo napoletano non mantenne una posizione di rigidità verso la partecipazione del regno al Concorso, il barone Anca, in virtù delle solide relazioni con il mondo accademico e scientifico francese, ed agli ottimi rapporti con il Reale Istituto d'Incoraggiamento di Palermo, riuscì nell'intendo di portare alla ribalta internazionale l'agricoltura della Sicilia, uno dei pezzi pregiati, insieme alle Puglie, delle esportazioni "Napolitane".
Lo stand delle Due Sicilie mise in mostra prodotti provenienti dalle varie provincie siciliane, come legumi, sommacchi, frutta secca, vini, liquori, formaggi, lane, miele, lino, canape, oli, liquirizia, seta, essenze, manne e tabacco, conferendo il giusto risalto ai nominativi dei produttori e delle aziende che avevano fornito le singole specialità. Don Luigi Cito de ' Marchesi di Torrecuso, in qualità di delegato del Real governo per le esposizioni del 1855 e del 1856, procurò  una collezione di paste lunghe di Gragnano, ed altri formati prodotti tra Portici, Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, espressione di una produzione alimentare tipica della provincia di Napoli. I "maccheroni" tornavano sulle tavole europee dopo essere stati, con la farina ed il grano, soggetti al divieto d'esportazione decretato il 23 luglio 1853. Un provvedimento che rientrò nella strategia di boicottaggio attuata da Ferdinando II per ostacolare il vettovagliamento delle truppe inglesi e francesi, impegnate nella guerra di Crimea.
Nell'ambito degli espositori italiani, il confronto tra le produzioni regnicole e quelle degli altri Stati della Penisola fu pressoché inesistente. Il corrispondente da Parigi della rivista siciliana  "Il Poligrafo" [4], nel commentare l'assenza degli espositori italiani osservò: "...nel vedere così scarsa e meschina la parte che l'Italia prese a questa esposizione, si direbbe che colla sua assenza volle vendicarsi dei torti subiti nell'ultima esposizione industriale (pochi e mediocri riconoscimenti N.d.A.) ... ".  Gli unici presenti, ovvero gli Stati Sardi e gli Stati Pontifici, non si dimostrarono all'altezza della qualità attesa. La rappresentanza degli Stati Pontifici puntò esclusivamente sul prestigio dell'Istituto Agrario di Ferrara diretto dal prof. Francesco Luigi Botter. Le proposte della rappresentanza romana contemplarono un aratro tipo "Dombasle", migliorato dallo stesso Botter, un erpice inventato dall'agronomo ferrarese, il conte Francesco Maria Aventi, pinoli provenienti dalla antica pineta della Santa Sede di Ravenna  ed infine, varie qualità di cereali e diverse sementi. Gli Stati Sardi si dimostrarono di molto inferiori, riuscendo ad esporre una sola qualità di vino, una d'aceto d'arancio, ed una mostra di paste alimentari genovesi che tentò, invano, di tener testa a quelle napoletane.
Il giorno 10 giugno, sotto la presidenza del Ministro dell'Agricoltura, del Commercio e dei Lavori Pubblici ebbe luogo la cerimonia di distribuzione dei premi. La seduta, aperta dal discorso del Ministro Rouher, si svolse nella galleria all'estremità occidentale del Palais de l'Industrie, i più abili e rinomati allevatori, e produttori, non solo di Francia ma anche d'Europa e delle Americhe, si contesero i premi proposti per le varie classi del concorso.
La piccola rappresentanza delle Due Sicilie ebbe grande attenzione da parte del gran giurì che, caso quasi unico, premiò con riconoscimenti tutti i prodotti esposti nel settore dei "Prodotti Agricoli", III Divisione di concorso:
  1. Medaglia d'oro al Barone Francesco Anca per tutti i vini, formaggi e cereali proposti (dal n. 460 al 526, ovvero 66 prodotti in esposizione);
  2. Medaglia d'oro alle cantine Ignazio e Vincenzo Florio per i vini di Marsala, in particolare quelli a "concia d'Italia", giudicati tra i migliori presentati al concorso [5];
  3. Medaglia di bronzo per gli oli essenziali di limone e d'arancio prodotti dalla ditta anglo-americana Gardner & Rose di Palermo  (attiva negli scambi commerciali tra la Sicilia e gli Stati Uniti, la società ebbe interessi anche nelle solfare di Lercara Friddi (Palermo), e nella produzione vincola. I soci furono l'imprenditore inglese James Rose e Edward Edes Earyes Gardner [6], figlio adottivo del console americano di Palermo Benjamin Gardner, originario di Boston;
  4. Medaglia di bronzo alla Città di Napoli per la collezione di  paste alimentari (Napoli non intesa come luogo fisico ma come provincia, secondo l'organizzazione amministrativa del regno delle Due Sicilie). Il corrispondente da Parigi della già citata rivista palermitana "Il Poligrafo", informò i suoi lettori che al concorso parigino fu presente, sotto la denominazione di "pasta alimentare italiana", un campione adulterato di questa produzione tipicamente delle Due Sicilie, e più genericamente italiana, alla"quale nessun altra contrada può contendere il primato". ;
  5. Medaglia di bronzo a Benvenuto Pavin, direttore della manifattura del Real Albergo dei Poveri di Monreale, per la seta prodotta dall'opificio;
  6. Medaglia di bronzo ai Mulini di Antonino Brandaleone di Trapani per le qualità di sommacco presentate.
Il lusinghiero risultato generò reazioni di sufficienza e stizziti giudizi malevoli, ed alcuni addirittura inopportuni, come quello del prof. Inzenga [7], che imputarono alla presunta generosità ed alla indulgenza del giurì un tale successo. Alle critiche rispose il Cav. Domenico Ventimiglia, direttore de il "Giornale Officiale di Sicilia" e de "Il Poligrafo", che con estrema pacatezza ma con fermezza, asserì: "... che non furon atto di generosità ed indulgenza gli ottenuti premi bensì imparziale omaggio reso alla nostra agricoltura ed alle industrie che da questa scaturiscono. La eccellenza dei vini di Marsala richiesti dal nuovo e dall'antico mondo e la cui esportazione ammontò nel primo semestre di quest'anno 13,226 botti, i sommacchi che sono una produzione pressoché esclusivamente siciliana, le sete ricercate nelle fabbriche lionesi e gli oli essenziali nelle profumerie parigine ben doveano fermare l'attenzione del giurì come la fermaron difatti ... Non abbiam bisogno inoltre di ricordare che generosa imparziale si mostrò la Francia verso l'Italia quando le industrie di tutto il mondo vennero a recare in Parigi le loro meraviglie ed il crederla indulgente nel 1856 verso la Sicilia ci sembra non giustificata, né giustificabile convinzione..."
Gli Stati Italiani concorrenti non ottennero risultati altrettanto lusinghieri:
  • agli Stati Sardi: nessun riconoscimento;
  • agli Stati Pontifici:
1. una medaglia d'argento assegnata al prof. Francesco Luigi Botter, direttore dell'Istituto Agricolo di Ferrara, per l'insieme di prodotti esposti (attrezzi agricoli, varietà di piante e sementi) proposte dal numero 285 al 290 - 5 prodotti in esposizione [8];
2. una medaglia di bronzo all'avvocato Domenico Boccaccini per i pinoli prodotti nella pineta di Ravenna [9].
La prospettiva dell'annunciato rinnovo, anche per il 1857, del Concorso Agricolo di Parigi, innescò nella città di Palermo una "competizione" per riuscire ad organizzare, nei pochi mesi che mancavano alla manifestazione, una robusta presenza dell'imprenditoria rurale siciliana. L'armatore Vincenzo Florio mise a disposizione il "Corriere Siciliano", un moderno e veloce piroscafo dell'Impresa Ignazio e Vincenzo Florio per la Navigazione a Vapore, per trasferire i prodotti da Palermo a Marsiglia ove, "la liberalità del governo imperiale, s'incarica[va] di farli giungere a Parigi". Tra i programmi e le idee messe in campo fu proposta, in collaborazione con il Reale Istituto d'Incoraggiamento di Palermo, la calendarizzazione di una Esposizione Agraria da tenersi nella Capitale dell'Isola prima dell'evento parigino, e la promozione d'una associazione tra i produttori agricoli siciliani che acquistasse e selezionasse i migliori prodotti da inviare alla nuova edizione del Concorso Agrario Universale. Per intanto, a Parigi il governo stimò del tutto trascurabili i miglioramenti che sarebbero stati introdotti in campo agricolo e zootecnico tra il 1856 ed il 1857 e pervenne ad un ripensamento del proprio programma, rinviando la seconda edizione del Concorso Agricolo Universale al 1860.
Il 31 luglio 1857, comunque, fu solennemente inaugurata a Palermo l'Esposizione de'prodotti d'industria siciliana agraria e manifatturiera. Per la prima volta, sul modello francese, un'intera sezione dell'Esposizione di Sicilia fu dedicata alle produzioni, alle attrezzature ed all'industria agricola. Il 4 ottobre 1857, giorno onomastico di S.A.R. il Principe Ereditario del Regno delle Due Sicilie, Francesco Tornabene, vice presidente della Società Economica della provincia di Catania, conferì le medaglie del Reale Istituto d'Incoraggiamento di Palermo a sette imprenditori catanesi che nell'esposizione di luglio si distinsero particolarmente nell'industria collegata all'agricoltura ed alla zootecnia, e di cui vogliamo ricordarne i nomi per chiudere questo excursus sulla partecipazione delle Due Sicilie alle Esposizioni Internazionali:
  1. Medaglia d'oro di prima classe a D. Giovanni Battista Nicosia per i tessuti di lana, cotone e altro prodotti dal suo opificio;
  2. Medaglia d'oro di seconda classe a D. Mariano Zuccarello Sergi per i prodotti chimici applicati all'industria serica;
  3. Medaglia d'oro di seconda classe a D. Mariano Zuccarello Sergi per la seta gialla e bianca prodotta dalla sua filanda;
  4. Medaglia d'oro di seconda classe a sig. Salvatore Grimaldi per tessuti di seta crespa della sua filanda ;
  5. Medaglia d'argento di prima classe al Cav. D. Giovanni Paternò Castello de' Duchi di Carcaci per il cotone coltivato nei propri fondi;
  6. Medaglia d'argento di seconda classe al sig. Carmelo Messina per le sue trafile in bronzo per la produzione delle paste alimentari;
  7. Medaglia d'argento di seconda classe ai Fratelli Antonio e Rosario Amato per la fabbrica di cioccolato.
Eugène Rouher, ministro dell'agricoltura, del commercio e dei lavori pubblici di Francia, il 2 giugno 1855 aprì la selezione per la partecipazione a due eventi denominati "Concours Universel d'animaux reproducteurs, d'instruments, et de produits agricoles français et étrangers" indetti a Parigi, il primo dal 23 maggio al 7 giugno 1856, ed il secondo dal 22 maggio AL 6 giugno 1857.
Piano generale del Palazzo dell'industria - Al piano terra, su ogni lato ed alle due estremità, furono realizzate le stalle per bovini. Nel cortile, sul lato della Senna, furono allestite le tende utilizzate per ospitare gli strumenti e le grandi macchine agricole, oltre al resto dei bovini che non poterono essere accolti nel palazzo, alle pecore, ai maiali, agli uccelli ed altri animali da cortile. Source gallica.bnf.fr / BnF.
Concorso Agricolo Universale di Parigi del 1856. Esposizione delle specie bovine, in una delle gallerie laterali del Palazzo dell'industria.
"Costumi dei conduttori stranieri di bestiame presenti al Concorso Universale Agricolo del 1856"
Galleria centrale del Palazzo dell'Industria trasformato in giardino, con esposizione della "Société centrale d'horticulture de Paris". Al piano superiore le gallerie riservate ai prodotti agricoli, ai libri, alle carte geografiche relative all'agricoltura e agli strumenti e alle macchine che potevano essere provate sul posto.
Inondazione dei campi attorno la città di Avignone. In coincidenza con il Concorso Agricolo Universale, tra la fine di maggio e l'inizio di giugno 1856, alle piogge torrenziali seguì lo straripamento dei principali fiumi francesi. I danni furono ingenti; chiese, ponti e case crollate, dighe abbattute, strade e bestiame spazzati via, linee ferroviarie sradicate, cimiteri travolti. Fotografia di Edouard Baldus 1856. source; The Met Fifth Avenue, New York, Collection API.

Frontespizio della "Lista Generale delle Ricompense" del Concorso Agricolo Universale, Parigi 1856.

Edward Gardner
Edward Edes Earyes Gardner, socio americano della ditta Gardner & Rose di Palermo, vincitrice di una medaglia di bronzo al Concorso Agricolo Universale di Parigi del 1856.

Il Real Albergo dei Poveri di Monreale
Documentario “Real Albergo dei Poveri - la storia narrata dai benefattori” ripercorre interamente la storia e descrive l’architettura del complesso monumentale dell'Albergo dei Poveri di Monreale (Palermo), soffermandosi sulle attività manifatturiere che si sono svolte al suo interno nel corso dei secoli. Il video è stato curato da Maurizio De Francisci e Silvia Sciortino e promosso nell’ambito delle sue attività istituzionali dal CRICD - Centro Regionale per l'inventario, la catalogazione e la documentazione (Palermo). L'opificio tessile del Real Albergo dei Poveri di Monreale (Palermo), diretto dal francese Benvenuto Pavin, al Concorso Agricolo Universale di Parigi del 1856 vinse la medaglia di bronzo per la produzione delle sete.

Vincenzo ed Ignazio Florio
La famiglia Florio: al centro Vincenzo Florio, alla sua destra la moglie Maria Rachele Giulia Portalupi, sulla sinistra il figlio Ignazio con la consorte, Giovanna d'Ondes Trigona.

[1] Léonce Guilhaud de Lavergne, economista, giornalista e deputato orléanista, nel commentare l'esito del Concorso Universale per gli Animali da Riproduzione ebbe a scrivere:" Di tutte le sezioni dell'Esposizione Universale, quella che ha raggiunto più completamente il suo scopo è stata la più recente, quella degli animali da allevamento. ................. Non si era mai vista un'esposizione del genere, nemmeno in Inghilterra. Le mostre inglesi, così belle e complete, contengono solo animali inglesi. Qui abbiamo potuto confrontare le principali razze nazionali e straniere, rappresentate da campioni di qualità superiore. ................ Per quanto ci riguarda, è già qualcosa aver messo in fila 1.000 capi di prima scelta appartenenti alle nostre varietà nazionali; un simile raduno sarebbe stato impossibile fino a pochi anni fa. Questo risultato è dovuto, bisogna ammetterlo, al sistema seguito con perseveranza dall'amministrazione agricola. In generale, non amo l'ingerenza delle autorità nelle questioni industriali e agricole, ma non ci sono regole senza eccezioni e, quando manca l'iniziativa personale, non è male che l'azione pubblica la sostituisca............... L'idea di un'esposizione universale era un'innovazione coraggiosa; se fosse fallita, il futuro dei concorsi, anche quelli nazionali, sarebbe stato compromesso." da  "Les animaux reproducters concours de 1855 a Paris" , Revue des Deux Mondes (1829-1971) , seconda serie, nuovo periodo, vol. 11, n.. 1 (1° luglio 1855), pp. 179-212.
[2]  Le Moniteur Belge, Journal Officiel, Sabato 4 ottobre 1856 n. 278 -  2° Supplemento al n°278 /  1856 pag. 3947.
[3] Statistique de la France, Comparée avec les autres Ètats de l'Europe, par Maurice Block, Tome Deuxiéme, Librairie D'Amyot Èditeur, Paris 1860, pag. 7.
[4] n. 5 - giugno 1956 de "Il Poligrafo", rivista, scientifica, letteraria ed artistica fondata nel 1856 a Palermo da Domenico Ventimiglia, di orientamento liberale, monarchico-costituzionale, si avvalse di eccellenti corrispondenti tra Napoli e Palermo.
[5] "... tra i tre grandi stabilimenti vinicoli di Marsala il suo godeva del migliore rapporto capitale investito/valore della produzione, senza che ciò fosse a scapito della qualità: il vino liquoroso da esso prodotto incontrava infatti il gusto dei consumatori e otteneva prestigiosi riconoscimenti in campo internazionale, tra cui la medaglia d’oro all’Esposizione universale di agricoltura di Parigi del 1856. Non è sen- za significato inoltre che il suo stabilimento potesse vantare il più alto tasso di alfabetizzazione tra gli addetti: 24,8%, contro il 23,5% della Woodhouse, 22,2% della Corlett, 21% della Ingham..." Orazio Cancila, Storia dell'Industria in Sicilia, pag.46 Editori La Terza, Roma-Bari 1995.
[6] https://pasqualinonet.wixsite.com/acquasanta/i-gardner-di-palermo
[7] prof. Giuseppe Inzenga, (Palermo 1816 – Palermo 1887) botanico, agronomo e micologo, professore d'agricoltura presso la Reale Università di Palermo, direttore dello Stabilimento Agrario di Castelnuovo (PA), socio della Accademia dei Georgofili di Firenze, dell'Accademia Gioenia di Catania, della Società di acclimazione e di molte altre istituzioni agrarie. Inzenga ebbe posizioni vicine all'autonomismo siciliano (1820) per poi dedicarsi all'attività accademica.
[8] Concourse Universel Agricole de 1856, Quelques mots sur l'Agricolture Italienne et détails sur l'Institut Agricole de Ferrare, (Ètats Pontificaux) par M. De Mantluisant Capitaine d'Artillerie, Paris 1856, pagine 25-40.
[9] Domenico Boccaccini fu affittuario delle pinete ravennati concesse dalla Santa Sede, in enfiteusi perpetua, alle Reverendissime Canoniche Lateranensi di S. Pietro in Vincoli e di San Lorenzo fuori le mura in Roma.
Pacchetto a vapore "Corriere Siciliano" di bandiera duosiciliana dell'Impresa Ignazio e Vincenzo Florio per la Navigazione a Vapore, fotografato in rada a Napoli. La nave fu impiegata sulla cosiddetta "Linea d'Italia", una rotta che da Palermo, toccando i porti di Napoli, Civitavecchia, Livorno e Genova, giungeva a  Marsiglia, collegando con un servizio marittimo regolare gli Stati della penisola affacciati sul Tirreno. La nave fu proposta da Vincenzo Florio per trasportare a Marsiglia i prodotti siciliani destinati al Concorso Agricolo Universale di Parigi previsto tenersi nel mese di maggio 1857.
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 A mio padre   
(Procida 1930 – Napoli 1980)
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Telegrafo  
dal greco antico tele (τῆλε) "a distanza" e graphein (γράφειν) "scrivere", scrittura.





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